Carabiniere con doppia vita da fotografo e titolare di agenzia di modelle, condannato per prostituzione minorile
Nella vita di tutti i giorni, svolgeva l’attività di Carabiniere, ma nella sua doppia vita faceva invece il fotografo, ed era titolare di un’agenzia di modelle, all’interno della quale aveva una sala posa trasformata in un set hard dove posavano numerose minorenni, ed una di queste, di 15 anni, desiderosa di lavorare nel mondo dello spettacolo, è diventata una baby squillo.
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Book fotografici, sigarette, trucchi in regalo, soldi ma anche la promessa di provini nel mondo dello spettacolo.
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Mentre tre anni fa in città imperversava ancora lo scandalo delle baby squillo dei Parioli, in una agenzia per modelle di Torre Gaia un carabiniere per lavoro e fotografo per hobby ha organizzato per mesi set hard tra quindicenni, per consumare poi, all’occorrenza, intimità con loro nel retrobottega.
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Attività che l’appassionato di starlette, almeno quattro le minori rintracciate, pagherà con sette anni di carcere e un risarcimento di cinquantamila euro. La sentenza è di ieri. Nonostante si procedesse col rito abbreviato il pm Pantaleo Polifemo, che aveva fatto scattare le manette per l’uomo lo scorso novembre, ne aveva chiesti tredici.
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Prostituzione minorile, induzione alla stessa, e pedopornografia infantile, i reati contestati. Per Gaia, nome inventato, quindici anni, il sogno della tv, il carabiniere-fotografo, tuttora detenuto, aveva riservato un trattamento speciale introducendola in un giro fotocopia a quello più noto in tema di baby squillo. Stessi spot sui internet per accaparrare clienti, stessa gestione dei contatti telefonici.
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Cambiava il pied-à-terre: non un seminterrato ai Parioli, ma il suo studio fotografico Lo Studio 10 in via Lasinio. «In particolare», si legge nelle contestazioni «attraverso la propria attività di fotografo e facendo leva sulle aspettative di successo della ragazza che si era a lui presentata per la realizzazione di book da utilizzare nel mondo della moda o dello spettacolo, la induceva alla prostituzione proponendole di avere incontri sessuali a pagamento».
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GLI INCONTRI
Incontri, si specifica, che lui organizzava con annunci sul web del tipo «ragazza offre un caffè in cambio di rose», contenenti riferimenti telefonici a lui in uso, assistendo agli incontri a fini erotici e professionali (a volte li registrava) e incassando una percentuale sulle prestazioni.
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Il militare, ritenuto un professionista in campo fotografico, si era distinto fino al giorno dell’arresto (a parte una vecchia grana chiusa con l’assoluzione) per aver organizzato nel tempo libero casting come Miss Ragazza Number One e per i suoi slanci nella beneficenza, riservando parte degli incassi ricavati dai suoi eventi. Come una carrozzina elettrica acquistata per una ragazza disabile. Nell’estate del 2016 il tracollo.
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Avvia il covo per la baby squillo quindicenne, ma usa anche almeno quattro coetanee (solo una ha sedici anni), per fotografarle nude mentre compiono atti auterotici. Su Gaia però punta tutto. Per lei e a un’altra ragazzina gira un filmato assieme a un collega. Mentre loro si intrattengono in intimità i due uomini lanciano soldi sulla scena. Sono i colleghi a portarlo all’arresto.
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La prima segnalazione arriva alla stazione del Divino Amore. Il titolare di una palestra va lì a raccontare una confidenza che le aveva appena fatto Gaia. La ragazzina, che frequentava un corso di karate, voleva imparare «mosse per uccidere un uomo». «Perché?», aveva chiesto lui. «Volevo posare per la moda, sono finita in un giro di baby squillo», alla fine ha confessato.
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Articolo di Adelaide Pierucci per Il Messaggero, pubblicato su Dagospia e consultabile in forma integrale tramite il seguente link: