Il fidanzato della senatrice Stefania Pezzopane, intercettato e denunciato per tentativo d’estorsione
Simone Coccia Colaiuta, il fidanzato della senatrice Stefania Pezzopane, intercettato e denunciato per tentativo d’estorsione.
Il suo nome, nell’inchiesta sui presunti ricatti alla senatrice e al governatore Chiodi: Se tu ti vuoi inculà il mondo, lo fai tranquillamente ad occhi chiusi”.
Alessandro Maiorano, lo storico accusatore del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Simone Coccia Colaiuta, ex spogliarellista, tronista e attuale fidanzato della senatrice del Partito Democratico Stefania Pezzopane. Il suo agente e infine l’avvocato Carlo Taormina, ex Forza Italia, già noto per aver difeso Annamaria Franzoni. C’è una storia incredibile, a tratti grottesca e più che mai attorcigliata su se stessa, che rischia di creare qualche malumore nel mondo dello spettacolo e della politica italiana. Arriva da L’Aquila.
È una costola dell’inchiesta sui ricatti all’ex governatore Gianni Chiodi e alla stessa Pezzopane che in questi giorni sta scuotendo l’Abruzzo. In un allegato della Digos aquilana del 19 febbraio 2015 si leggono intercettazioni che potrebbero mettere in difficoltà il fidanzato della senatrice e il suo agente. L’avvocato Taormina, difensore di Maiorano, contattato da Linkiesta, non ha dubbi. «È un chiaro tentativo di estorsione, sporgeremo denuncia». E Maiorano, sempre a Linkiesta, spiega: «Al momento non ho ricevuto nulla, ma voglio andare fino in fondo». Bisogna andare con ordine per raccontare questa vicenda, che ricorda molto una vecchia commedia all’italiana con Totò e Peppino. Dove i protagonisti fingono di non conoscersi e preparano contratti fasulli per ricavare più soldi da possibili querele.
Gli agenti della Digos hanno messo sotto controllo i telefoni del fidanzato della Pezzopane e dell’agente Giampietro nell’inchiesta sui ricatti in Abruzzo.
Tutto comincia su Facebook alla fine del 2014. Siamo agli inizi di novembre. Maiorano, che è noto alle cronache per aver scoperchiato a Firenze gli scheletri nell’armadio dell’attuale presidente del Consiglio, litiga con Coccia Colaiuta sul social network. I due si prendono a male parole per questioni familiari. Ne nasce una disputa legale. Si minacciano denunce e querele a vicenda, che poi effettivamente partono. Il 21 novembre di quell’anno gli agenti della Digos – che ha messo sotto controllo i telefoni del fidanzato della Pezzopane e dell’agente Giampietro nell’inchiesta sui ricatti in Abruzzo – sentono questa telefonata che mettono agli atti.
Infatti dopo l’arrivo della denuncia di Maiorano Ivan (Giampietro ndr) spiega all’amico che «loro potrebbero sfruttare questa cosa denunciando a loro volta Maiorano per violazione della legge sulla privacy e per danno d’immagine». Simone Coccia gli dice di averlo già denunciato ma Ivan gli suggerisce di agire anche sul danno d’immagine. «Perché lui scrive “al tuo agente”», dice l’agente nella telefonata, «al tuo manager e ufficialmente tu puoi querelarlo a seguito di questa cosa, cioè che hai perso un lavoro. “Dovevo essere testimonial del sito della mia agenzia, dovevo percepì 20mila euro e adesso m’hanno….a causa di questa segnalazione non lo posso fare più”».
A questo punto, si legge nella relazione della Digos, Simone capisce le intenzioni di Ivan e replica: «Questa è una storia che mi devo inventà io praticamente…». L’agente lo incalza dicendo che lui preparerà una bozza di contratto, così hanno nei confronti di Maiorano «un’altra arma per chiedergli i danni», perché lui chiamando la sua agenzia gli ha «levato un lavoro di 20mila euro quindi ti cito per danni per 20mila euro». A questo punto Ivan dice a Simone di parlarne con il suo avvocato. La questione è studiata nei minimi termini. Nelle telefonate successive Simone chiede ulteriori chiarimenti ad Ivan che gli suggerisce di dire all’avvocato che la sua agenzia voleva metterlo «nelle prima pagina come immagine principale», ma a seguito della telefonata di Maiorano non lo vuole più. E in una conversazione del 23 novembre 2014, è sempre Ivan a ribadire a Simone che dovrebbe dire al suo avvocato che, circa venti giorni prima, aveva stipulato una sorta di contratto con l’agenzia, per un compenso di 20mila euro ma, dopo la chiamata di Maiorano, l’agenzia non ha voluto saperne più nulla.
Il problema a questo punto è come dimostrare la cosa. Per questo motivo Simone chiede come può farlo. È l’agente a spiegargli «che l’agenzia ha fatto un contratto con lui, a casa di Stefania, come testimonial, Simone per farlo ha chiesto un compenso di 20mila euro ed Ivan si era preso un mese di tempo per pensarci. E che dopo la telefonata c’è stato un ripensamento dell’agenzia». La telefonata del 10 dicembre 2014, chiarifica, secondo la Digos, al meglio la questione. Coccia Colaiuta è dall’avvocato. Richiama Ivan e glielo passa. E l’agente dice che «voleva Simone come testimonial della sua agenzia ed aveva pattuito, verbalmente e preventivamente, un importo di 20mila euro per due anni». A questo punto l’avvocato avverte il fidanzato della senatrice del fatto che probabilmente sarà chiamato dalla polizia per raccontare i fatti.
Simone Coccia: «No, no tu sei un fenomeno, se tu ti vuoi inculà tutto il mondo lo fai tranquillamente ad occhi chiusi»
Subito dopo l’incontro con l’avvocato, Simone richiama Ivan e gli dice che il suo legale ha confermato «che quello da loro riferito gli ha creato un danno». Ivan risponde: «Comunque so un genio, certo volte mi dico bravo da solo». Simone rincara la dose: «No, no tu sei un fenomeno, se tu ti vuoi inculà tutto il mondo lo fai tranquillamente ad occhi chiusi». La Digos chiude così l’allegato. «Nel corso delle conversazioni telefoniche emerge con chiarezza che il Coccia Colaiuta ed il suo agente, quando parlano con l’avvocato Isidori, non fanno mai emergere l’intento di voler truffare il Maiorano ma gli rappresentano come realmente stipulato, il contratto tra i due per l’agenzia».