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H7N9, influenza aviaria, aggiornamenti del 18 aprile – Le ultime informazioni dall’Oms, la sera di mercoledì 17 aprile, relative alla diffusione dell’infezione da virus H7N9 in Cina, riportano 82 infezioni confermate e 17 vittime.
17 aprile 2013 – Cina: la mappa della diffusione del virus.
I sanitari monitorano inoltre l’evoluzione di un migliaio di persone che sono venute in stretto contatto con i malati. Per ora l’infezione non sembra essersi diffusa ad altre province: è confinata a Shanghai, e alle province di Shejiang, Jiangsu, Hunan e Anhui, oltre a un unico caso a Pechino. Nell’aggiornamento dell’Oms si afferma anche che al momento la trasmissione da uomo a uomo non è ancora stata dimostrata, anche se il quotidiano
China Daily anticipa che una famiglia composta da un anziano 87enne deceduto e i suoi due figli sono sotto stretta osservazione, uno di essi ha infatti sviluppato la stessa influenza.
Innescata la risposta mondiale. Nel frattempo l’Oms ha inoltrato a tutti i laboratori della rete influenzare campioni del virus dell’influenza H7N9 (chiamato A/Anhui/1/2013), conservati in mezzo millilitro di liquido amniotico di pollo (quello che circonda l’embrione nell’uovo di gallina). Questi laboratori, che hanno sede a Tokyo, Melbourne, Londra, Atlanta e Memphis, hanno il compito di moltiplicare il virus in uova fecondate di pollo di 9-10 giorni e poi di distribuire il virus ai laboratori di ricerca e alle industrie: distribuire il virus è il primo passo per la produzione dei test che lo individuano, ed eventualmente anche di un vaccino. I campioni per i laboratori italiani dovrebbero arrivare dal laboratorio del Nimr, il National Institute for medical research di Mill Hill, nella periferia londinese.
Gli studi. Per ora di questo virus si sa poco: non si conoscono i tempi di incubazione, non si sa se i pazienti gravi che ricorrono alle cure dell’ospedale sono solo la punta dell’iceberg e se molti altri casi sono tanto lievi o addirittura asintomatici da non richiedere cure. Non si sa quali sono gli animali fra i quali più facilmente si diffonde. Per ora le deduzioni vengono tratte dallo studio della sequenza genetica del virus. Un gene virale, quello dell’emagglutinina (HA), dovrebbe rivelare che l’influenza negli uccelli è per lo più asintomatica e quindi può diffondersi in modo silenzioso negli allevamenti. Altre sequenze (come la E627K della proteina PB2 e la Q226L nel gene HA) fanno sospettare che il virus possa essere trasmesso con le goccioline di saliva fra i furetti, i primi mammiferi da esperimento che vengono esposti al virus in laboratorio. C’è anche chi sospetta che il virus sia in grado di infettare i maiali, altro serbatoio delle
zoonosi, ossia le infezioni che l’uomo contrae dagli animali.
Antivirali. Anche le armi antivirali esistenti non sono molto efficaci: i dati relativi alla sequenza virale sembrerebbero dimostrare che è già resistente agli adamantani (Amantidina e Rimantidina) e alcuni ceppi (A/Shanghai/1/2013) sembrano essere resistenti anche agli inibitori delle neuraminidasi (Zanamivir, Oseltamivir). «Al momento nessuno può prevedere se questa influenza sarà solo una zoonosi estesa, o l’inizio di una pandemia, o qualcosa di intermedio fra questi due estremi», ha scritto Timothy Uyeki e Nancy J Cox della Influenza Division, dei Cdc di Atlanta sul New England Journal of Medicine. «Possiamo solo intensificare la sorveglianza di questo virus nell’uomo e negli animali per rispondere a tutte queste domande. Non possiamo abbassare la guardia».
15 aprile 2013 – Mappa della Cina con le province interessate dalla diffusione del virus.
15 aprile 2013, aggiornamento – I casi accertati sono ora 60, di cui 13 mortali. Un migliaio sono i contatti seguiti ma finora non sono stati documentati casi di trasmissione da uomo a uomo. Per ora l’infezione non è uscita dalle regioni inizialmente colpite: la città Shanghai, e le province di Anhui, Zhejiang e Jangsu, tutte nella zona nord-orientale della Cina (l’area colorata sulla mappa qui a fianco).
10 aprile 2013 – Il Ministero della salute inglese (Department of Health) ha messo in guardia i medici sulla possibilità di influenza aviaria in viaggiatori da poco tornati dalla Cina. Non risulta che il Ministero della salute italiano abbia fatto altrettanto. L’avviso è stato inviato la scorsa settimana dopo che la Cina ha confermato i primi 11 casi di infezione umana con il nuovo ceppo di influenza aviaria A (H7N9), di cui 5 mortali. Secondo gli ultimi dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il numero dei casi confermati in laboratorio sono ora saliti a 24, di cui 7 mortali, 14 sono gravi e 3 lievi. Il Dipartimento della salute inglese invita i medici a prendere in considerazione questa infezione in tutti i casi in cui si sviluppi una grave malattia respiratoria entro 7 giorni dal rientro dalla Cina. È una mossa precauzionale perché finora non è stato identificato nessun caso di trasmissione da uomo a uomo, che quindi non sembra per ora dimostrata. Gli infettivologi stanno ora monitorando e sottoponendo a test le oltre 600 persone venute a contatto con i pazienti che si sono ammalati per verificare che non ci siano sintomi di trasmissione. Finora quindi tutti i casi cinesi sembrano risalire alla trasmissione diretta da uccello a uomo: in Cina la convivenza fra animali domestici da cortile e uomo è molto stretta, con i polli che razzolano in casa. Il primo caso, un paziente di Shanghai, ha mostrato i primi sintomi il 19 di febbraio.
DA UCCELLO A UOMO
Il virus provoca sintomi influenzali tipici, con febbre alta e tosse e ingravescenti difficoltà respiratorie, polmonite e sindrome da distress respiratorio acuto. Al momento solo ed esclusivamente la Cina ha segnalato casi di questo nuovo ceppo di influenza aviaria. Il ceppo influenzale H7 è caratteristico dell’infezione degli uccelli. Ci sono stati virus H7 (H7N2, H7N3, H7N7) che hanno infettato l’uomo, ma finora non erano mai state riscontrate infezioni umane del ceppo H7N9. Il primo caso risale al 19 febbraio in un paziente residente nell’area di Shanghai. I casi successivi sono per ora concentrati a Shanghai e Zhejiang e nelle province di Jjangsu, e di Anhui. A giudicare dall’evoluzione dei primi casi sembra che nell’uomo questa infezione possa causare in alcuni pazienti (ma non tutti) una grave polmonite con febbre, tosse e fiato corto. Ma è ancora presto per delineare i confini della malattia: non sappiamo infatti se esistono casi molto lievi in cui i pazienti non hanno bisogno di terapie mediche e quindi sfuggono alle rilevazioni. # Per seguire l’andamento dei casi controllati dal sito dell’Organizzazione mondiale della sanità.