La prostituzione al tempo di Expo. Per le escort dell’Est l’evento è stato un business (www.iodonna.it)
L’esposizione universale avrebbe fatto «aumentare del 25%» il giro di prostitute russe e lettoni. Almeno secondo la testimonianza di un manager di un albergo nel centro di Milano, che ci ha raccontato come funziona il giro del sesso a pagamento negli hotel di lusso
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Bionda (tinta), viso pesantemente truccato, seno abbondante e probabilmente rifatto. Strizzata nei suoi pantaloni di pelle, Katerina («ma qui in Italia preferisco Ellen, fa più internazionale») si muove veloce sui suoi tacchi, che la fanno svettare sopra il metro e ottanta, mentre si dirige verso il suo albergo carica di borse e sacchetti griffati.
All’ora di pranzo ha un appuntamento e non ha molto tempo da perdere.
Katerina è al suo quinto soggiorno milanese negli ultimi due anni. Ogni volta prenota una stanza in un buon albergo del centro, quasi sempre lo stesso, e rimane qui poco meno di una settimana. Non ha mai visitato i musei di Milano («ma vorrei andare a vedere quello di Prada», racconta). Ai padiglioni dell’Expo preferisce le vie del quadrilatero della moda.
E non è la sola. Come Katerina, sono decine le ragazze dell’Est che atterrano ogni giorno agli aeroporti di Malpensa e Orio al Serio con destinazione il capoluogo lombardo. Arrivano sotto la Madonnina «per rilassarsi», fare shopping e soprattutto incontrare «amici» italiani.
Quasi tutti professionisti di mezza età, imprenditori e direttori di banca.
Ma non mancano gli impiegati, pronti a spendere anche metà del loro stipendio per qualche chiacchiera, un cocktail e poi salire insieme in una delle stanze dell’albergo (rigorosamente dalle 4 stelle in su) per «fare insieme un po’ di relax».
Alcuni di loro sono al loro primo incontro con una escort e il contatto è avvenuto su una delle migliaia di siti Internet dedicati, altri sono clienti abituali, che prendono appuntamenti da un mese all’altro «perché siamo amici», insiste Katerina.
«Restiamo in contatto e sanno sempre quando torno a Milano».
Le pendolari del sesso arrivano da Russia, Ucraina, Lettonia, Lituania e Albania. «Prenotano direttamente la loro stanza da Vilnius, Kiev o San Pietroburgo», conferma Luca (ma il nome è di fantasia), manager in un hotel del centro, con oltre dieci anni di esperienza nel settore alberghiero, sia in Italia che all’estero. «Quando arrivano al banco della reception si registrano regolarmente, danno le loro generalità e pagano con la carta di credito. Restano per 3 o 4 notti e ritornano dopo un paio di mesi.
Nel nostro albergo – ma più o meno è così in tutti quelli del centro storico – quest’anno in occasione di Expo le prenotazioni di ragazze sole, provenienti dall’Est Europa, sono aumentate del 25%». Un aumento di presenza e del “fatturato” per un fenomeno che esiste da quando si sono diffusi i voli low cost.
Ma, a differenza delle escort del weekend, che atterrano negli aeroporti lombardi e vengono accompagnate direttamente nei nightclub che si trovano a pochi chilometri dalle piste, per 48 ore trasformati in bordelli, le ragazze come Katerina, almeno all’apparenza, sono in totale autogestione.
«Sembrano muoversi autonomamente», conferma Luca, «ma non posso escludere che le prenotazioni vengano fatte da un’agenzia di escort in Russia o in Lettonia».
Certo è che queste ragazze con l’albergo instaurano un rapporto personale, di fiducia, come nel caso di Katerina: hanno il loro preferito e «sono conosciute dal concierge, che chiude un occhio quando deve, risolve gli eventuali problemi inaspettati e spesso intasca la mancia, tra i 20 e i 50 euro, per ogni cliente».
Un buon concierge è «una figura vecchio stampo». Tra lui e i clienti abituali deve instaurarsi un rapporto di fiducia. Ed è l’albergo a incentivare questo legame, senza pregiudizi. «Le ragazze che si prostituiscono non passano inosservate, anche quelle che frequentano gli hotel a 4 stelle: sono appariscenti», spiega Luca. «Delle ragazze che invece prenotano in quelli a 5 stelle non diresti mai che esercitano il mestiere più vecchio del mondo»: tailleur griffato, capelli raccolti, trucco sobrio. «Sembrano donne in carriera, eleganti manager d’azienda con la particolarità di avere corpi mozzafiato. Sono loro quelle che costano di più».
I clienti sono disposti a pagare cifre che vanno «dagli 800 euro in su», ammette alla fine Katerina, un attimo prima di sparire nell’albergo dove alloggia per raggiungere il suo appuntamento.
Dipende «da quanto tempo si passa insieme e dal tipo di “compagnia”». Che le escort siano appariscenti o no, i clienti danarosi in alberghi di lusso richiedono discrezione e «un concierge che sappia far bene il suo mestiere ed evitare inutili imbarazzi». Capita anche che sia direttamente l’ospite ad avere bisogno di compagnia, della “coperta”, come veniva definita una volta. «Al concierge arrivano spesso», prosegue ancora Luca, «richieste di questo tipo, magari in maniera più o meno allusiva, e non è raro che chi fa il turno di notte abbia i suoi contatti ai quali ricorrere».
Ovviamente, la proprietà dell’albergo è all’oscuro di tutto questo movimento, ma le dinamiche sono quelle e, stando almeno a quanto assicura Luca, nessun hotel vi si sottrae. Del resto, così facendo ci guadagnano tutti: l’albergo si assicura prenotazioni regolari nel tempo, alcuni dipendenti intascano un piccolo extra e i clienti delle escort si sentono protetti. Clienti che spesso non hanno molto tempo da perdere.
«Gli appuntamenti di giorno in albergo hanno un’ora di punta, diversamente da quelli notturni», chiarisce Luca: «tra mezzogiorno e le tre, durante la pausa pranzo». E se gli alberghi sono tenuti per legge a registrare tutti gli ospiti di una stanza, anche se restano poche ore, in realtà questo non avviene sempre.
L’esperienza di Luca racconta di «un 20% che “sfugge” al controllo tra coloro che raggiungono in camera un ospite. C’è chi si confonde nel via vai di gente mentre sa già in quale stanza e a quale piano deve dirigersi, e altri (prostitute o clienti) che invece allungano una mancia al concierge per preservare l’anonimato e non venire registrati».
Ma quante sono le prostitute dell’Est che ogni settimana alloggiano negli alberghi del centro storico di Milano? Difficile dirlo, ma nell’hotel in pieno centro dove lavora Luca «da quando è cominciato Expo, si avvicendano un paio di escort a settimana», tra quelle che prenotano direttamente una stanza dal loro Paese d’origine. «Poi bisognerebbe contare anche quelle che, non ospiti dell’albergo, raggiungono un cliente che ha già prenotato la stanza per conto suo». Gli alberghi del centro a 4 e 5 stelle sono oltre 170. Se si fanno i conti in base all’esperienza di Luca le cifre non sono piccole. Tutte maggiorenni?
«Di ragazzine, per fortuna, nel mio albergo non ne sono mai arrivate», si affretta a rispondere Luca. «Tranne quella volta in cui si presentò una minorenne ucraina piuttosto appariscente.
Aveva una delega firmata dai genitori, noi per scrupolo telefonammo al numero del padre che lei ci aveva dato. L’uomo dall’altra parte dell’apparecchio ci confermò che la ragazza era qui per turismo».
Vi è bastato questo? «Sì. Ma che la delega fosse davvero del padre, così come la voce al telefono, chi può dirlo?».
Servizio pubblicato su www.iodonna.it, consultabile tramite il seguente link: http://www.iodonna.it/attualita/storie-e-reportage/2015/10/25/la-prostituzione-al-tempo-di-expo-per-escort-dell-est-l-esposizione-universale-e-un-richiamo-irresistibile/