Un povero gattino investito e lasciato agonizzante per un’intera giornata al bordo della strada
Storia di normale indifferenza, menefreghismo ed egoismo quotidiano.
Questa è l’Italia e questi sono, purtroppo, anche la maggior parte degli gli italiani, che quotidianamente dimostrano di non meritare il termine di “umani”.
All’inumanità e all’indifferenza generale per le sofferenze del gattino investito ed abbandonato agonizzante al bordo della strada, accomunerei anche quella del “giornalista” che ha scattato le immagini e fatto le riprese video: perchè, visto che si trovava a documentare un comportamento disdicevole dei cittadini, non si è fatto lui stesso carico del salvataggio del gattino ?
E’ una domanda, questa, che rimarrà senza risposta, ma che noi sappiamo bene quale possa essere.
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ROMA – Un sottile miagolio, solo una zampetta che si muove, l’unico appiglio alla vita che scivola via. Un batuffolo al ciglio di un marciapiede, il musetto rivolto verso l’asfalto. Via Camesena 18, zona Portonaccio. Giace a terra sull’asfalto da ieri notte alle 1 circa. Un gatto investito dalla folle corsa di un’auto che poi è fuggita via.
Un’agonia lunga quasi dieci ore. Questa è la storia di un angolo di città inghiottio in quell’indifferenza che a volte si nasconde senza pietà tra le pieghe di una giornata qualsiasi. Una via trafficata, tanti negozi, poco distante c’è la stazione Tiburtina. Il via vai frenetico non consente di soffermarsi, osservare e lasciar aprire il cuore a quell’immagine di una vita sofferente. “E’ solo un gatto” qualcuno dirà, ma dall’amore per gli animali, per gli indifesi che a volte si misura la vera umanità.
Decine di persone passano, osservano e vanno via. L’immagine del gatto a terra che muove a fatica solo una zampetta fa troppo impressione. Passano le ore, il giorno prende il posto della notte e l’indifferenza continua tra gente che corre a lavoro, auto che sfrecciano. Poi finalmente qualcuno, un uomo del quartiere decide che il silenzio dei passanti deve essere annientato via da un grido d’aiuto.
L’uomo va al più vicino gabiotto dei vigili urbani, chiama gli agenti che subito accorrono. C’è solo una cosa da fare. Aspettare che gli uffici competenti aprano alle 8,30, avvertirli e far venire i soccorsi. Ma c’è ancora da aspettare. La burocrazia, è normale, deve fare il suo corso: deve essere aperta la pratica, si devono organizzare i soccorsi. Il gatto intanto continua a lamentarsi, immobile sul marciapiede, con il musetto riverso verso l’asfalto… (continua)
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